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DORA PALUMBO

sindaca

La transizione ecologica non si fa con le armi

Continua la corsa europea e italiana alle armi, ormai senza alcun pudore o velleità di pacifismo. E a proposito di pudore, anche il PD di Elly Schlein ne dimostra ben poco, e non si risparmia l’ennesimo voto a favore della guerra. Questo mese, infatti, si è aperto con il sì del Parlamento Europeo all’utilizzo dei fondi del Pnrr per investire negli armamenti. I fondi del Pnrr, quegli stessi fondi che sarebbero soggetti a vincoli tanto rigidi da non permetterne il reinvestimento in situazioni di emergenza come quella in cui versa l’Emilia-Romagna. Quei fondi che dovevano essere destinati a politiche sociali e ambientali non possono essere utilizzati per intervenire sulle conseguenze drammatiche dell’alluvione (leggi: cambiamento climatico), ma per produrre carri armati nuovi di zecca, questo sì. D’altronde è risaputo che le armi sono il miglior alleato nella transizione ecologica.

Con il voto del parlamento europeo si sono aperti i negoziati tra i 27 paesi europei che porteranno ad un voto finale in luglio per approvare L’Asap (Act in Support of Ammunition Production) voluto dal commissario al mercato interno Thierry Breton. Oltre alla minima dotazione prevista dal regolamento (500milioni) la novità è che i paesi potranno dirottare miliardi del Pnrr (che era stato pensato per il welfare e la transizione ecologica dopo la pandemia) sulla produzione di armi.

E la sinistra?

Anche il gruppo socialista ha dato indicazione di voto positivo ai propri appartenenti, nonostante gli emendamenti chiesti dal Pd per escludere il Pnrr dai fondi a cui attingere per gli armamenti fossero stati bocciati. E la maggioranza dei parlamentari PD, unitamente al gruppo socialista, ha votato sì. Perché la guerra, se non altro, ha la grande forza dell’urgenza, quella di rendere accettabili anche le contraddizioni più vergognose, come questa corsa ai carri armati per la pace. Perché in fondo è solo per poter continuare a inviare armi all’Ucraina.

Sinistra Unita denuncia e condanna questa scelta vergognosa e pericolosa. Pericolosa perché la corsa agli armamenti, storicamente, non ha mai prodotto la pace come risultato.

Ma soprattutto vergognosa, specialmente vista da queste terre ancora sommerse dal fango e dall’acqua, devastate dalle conseguenze del cambiamento climatico. Non certo per una logica liberista della coperta corta, perché non è tanto questione di fondi limitati e di come si sceglie di investirli: siamo convinti che la spesa per le armi dovrebbe essere nulla anche se disponessimo di fondi illimitati, perché la pace reale si può ottenere solo con il disarmo. Ma, oggi più che mai, appare chiara l’urgenza di investire nella transizione ecologica e in politiche di adattamento al cambiamento climatico. Che siano proprio i fondi destinati a questo scopo ad essere reindirizzati verso l’economia di guerra ci da la misura della follia politica del capitalismo e della sinistra liberale.